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DIETA VEGETARIANA O CAVALLETTE IN ALTERNATIVA ALLE CARNI ROSSE LAVORATE?

Salame, salsiccia, pancetta e tutte le carni rosse lavorate, secondo un rapporto pubblicato da un’agenzia dell’OMS, l’International Agency for Research on Cancer (IARC) possono provocare l’insorgenza di patologie tumorali. Una notizia bomba per quei consumatori che nei loro regimi alimentari non hanno rinunciato al consumo di cibi di origine animale.

Rischi per la salute

Notizia che sta suscitando non poche controversie e dibattiti. La carne rossa potrebbe venire etichettata come: “probabilmente cancerogena per gli esseri umani”, tanto che da lunedì scorso, 26 ottobre la carne rossa lavorata è stata inserita nella stessa categoria di sigarette, alcol e amianto.

Il World Cancer Research Fund, a questo proposito, ha affermato: “diverse ricerche provano che mangiare molti di questi alimenti (n.d.r. carni rosse lavorate) aumenta il rischio di tumore all’intestino“.

L’International Agency for Research on Cancer ha affernato che “ci sono prove convincenti ” sul fatto che le carni lavorate aumentino il rischio dell’insorgenza di tumori. Affermazione che deriva da diversi studi scientifici pubblicati in passato attraverso i quali sono stati identificati legami tra il consumo di carni rosse lavorate e l’insorgenza di alcuni tipi di tumore.

Le ricadute sul comparto alimentare delle carni
Ovviamente una notizia di questa portata oltre a porre riflessioni da un punto di vista salutistico ed etico, ha provocato anche non poche apprensioni ad allevatori e lavoratori dell’industria delle carni. (circa 180 mila)

L’allerta generata dalla pubblicazione di questo rapporto dell’Oms ha avuto un’immediata ricaduta sul settore agroalimentare delle carni, al punto che la Confesercenti ha dichiarato che le vendite sono calate di circa il 20% nelle macellerie tradizionali.

Il ministro della Salute, Lorenzin, a questo proposito ha però invitato tutti: “…a non essere spaventati dalle ricerche; bisogna poi leggerle, perché sono estremamente complesse nelle loro articolazioni”.

Va infatti precisato, che la IARC (International Agency for Research on Cancer), nel diffondere i dati di questa ricerca, ha parlato di un 18% di aumento di insorgenza di tumori non rispetto al rischio assoluto di ogni individuo rispetto al proprio ciclo di vita, ma rispetto al rischio stesso di ammalarsi di tumore al colon. Nei paesi occidentali il rischio individuale stimato, è di circa il 5%. Il 18% in più, si traduce quindi, in un fattore di rischio calcolabile intorno al 6% di rischio assoluto.

Chi sceglie di consumare tali prodotti deve quindi affrontare questa nuova allerta su basi realistiche per quanto riguarda i risvolti sulla salute.

“Novel food”
Questo rapporto dell’OMS che sta suscitando tanto scalpore, giunge in concomitanza con l’approvazione al Parlamento europeo della legge sul cosidetto “novel food. Con questa nuova normativa chi vorrà immettere sul mercato europeo insetti, alghe, cibi costruiti in laboratorio, e nuovi coloranti alimentari, dovrà chiedere un’autorizzazione alla Commissione europea invece che a ogni singolo Paese.

Il Parlamento Europeo ha infatti approvato in prima lettura l’accordo con il Consiglio per semplificare le procedure di autorizzazione dei cosiddetti “nuovi alimenti” o “novel food“, che dovranno avere il via libera definitivo dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, la quale effettuerà una valutazione nei casi in cui un alimento abbia un effetto sulla salute umana.

L’Ipiff, (International Platform of Insects for Food and Feed), ha dichiarato: “Attualmente il consumo umano di alcune specie di insetti, come i grilli, è consentito in Belgio, Olanda, Danimarca e Gran Bretagna, e contiamo su un periodo di due anni per adattarci alle nuove regole”. Il vero business che si prospetta dietro a questo “novel food” pare, però, sia quello di snack e barrette nutrienti per gli sportivi, verso i quali “c’è domanda” ha confermato l’Ipiff.

La scelta vegetariana
Il mondo dell’alimentazione sembra sempre più essere pervaso da notizie a volte, sconcertanti, a volte allarmistiche, in ogni caso tutte fonte di riflessione per le ricadute che la produzione e la distribuzione delle risorse alimentari nel mondo, producono non solo sulla salute degli esseri umani, ma anche sull”ecosistema. Nel frattempo, studi e statistiche, confermano una crescita costante del numero di coloro che scelgono un regime alimentare vegetariano,. Nel mondo sarebbe calcolato intorno ai 375 milioni. Solo in Italia, secondo uno studio condotto dall’Eurispes, nel 2014, risultavano circa 2.900.000. E il numero sembra destinato ad aumentare costantemente. Diverse le motivazioni che spingono a seguire un’alimentazione vegetariana: salutistica, etica, ambientale e religiosa.

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