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CIBI GIUSTI E INTEGRATORI CONTRO INFLUENZA E RAFFREDDORE

L’uomo non è nato per gestire un’alternanza climatica spinta tra estate e inverno. Per questo le malattie da raffreddamento sono molto comuni, in particolare all’inizio della stagione quando il nostro organismo è colto di sorpresa. Molte delle malattie infettive respiratorie sono causate da virus e si diffondono per via aerea attraverso le secrezioni e la saliva. La vita in comunità, non prevista dalla nostra genetica (un caso tipico di mismatch evolutivo, ovvero di discrepanza tra la nostra biologia naturale e le condizioni di vita attuali) favorisce la diffusione delle patologie invernali.

Una difesa su tre livelli

La nostra lotta contro i microorganismi patogeni si è sviluppata in milioni di anni di evoluzione, su tre diversi livelli di crescente complessità. Il primo livello è rappresentato dagli ostacoli meccanici alla penetrazione dei microrganismi. La pelle è dunque il primo muro; se integro, non c’è batterio in grado di oltrepassarlo. Abbiamo però altre vie potenziali d’ingresso, come la bocca. Se le protezioni naturali di questi “pertugi” vengono ad affievolirsi, il rischio di infezione cresce. È il caso del fumatore. Il continuo insulto del fumo alla mucosa respiratoria (e alla sua capacità di secernere muco e di trasportarlo verso l’esterno) permette a batteri e sostanze nocive l’ingresso in un “santuario” come il polmone, al quale i batteri non dovrebbero avere accesso. Un secondo livello di difesa è quello aspecifico. Le sue cellule si chiamano “granulociti”, “macrofagi”, “natural killer”, “linfociti T citotossici” e i suoi strumenti sono il sistema del complemento (un complesso di proteine), i radicali liberi e altre strutture. Tali modulatori sono spesso attivati da citochine specifiche in grado di indurre infiammazione (a scopo difensivo) e febbre. L’innalzamento della temperatura, dunque, non va visto come una malattia da combattere, ma come un potente sistema difensivo (l’antibiotico della natura!) in grado di fare un piccolo danno alle nostre cellule in cambio di un danno mortale alle cellule batteriche o virali. Il livello più avanzato di difesa è infine il meccanismo cosiddetto cellulomediato in cui alcuni nostri globuli bianchi (linfociti), si attivano a produrre anticorpi specifici mirati all’attacco dei microrganismi rilevati. Questa risposta immunitaria è efficacissima, ma richiede alcuni giorni per entrare in funzione in modo completo.

Antibiotici con cautela

Come può dunque apparire “normale” che un ragazzo patisca in una stagione invernale tre influenze, una bronchite, una sinusite e sia costantemente con la tosse o il naso gocciolante? A questa persona serve quanto prima un ripristino delle normali funzionalità immunitarie piuttosto che, come oggi accade, il solito bombardamento con terapie antibiotiche sempre più forti e prolungate. Gli antibiotici sono farmaci utili e possono, in qualche raro caso, anche salvarci la vita. Ma vanno usati solo quando necessari, o i batteri svilupperanno ceppi sempre più resistenti a quei principi attivi, condannandoci a danni gravi (anche mortali) nel momento in cui, malauguratamente, le nostre difese dovessero affievolirsi. Quale che sia l’antibiotico scelto, si avrà un danno consistente alla flora batterica che potrà influenzare la funzionalità intestinale e l’assorbimento di oligoelementi, dando ulteriore vulnerabilità all’intero apparato digerente. È buona norma rifiutarsi di effettuare un trattamento antibiotico in assenza di una diagnosi precisa, e tutte le volte in cui al paziente sia possibile qualche ora o giorno di “vigile attesa”. Il più delle volte sarà il nostro sistema immunitario a risolvere, da solo, il problema, se non lo disturbiamo con antinfiammatori vari.

Contro le linee guida del Ministero della Sanità?

Quando ci si reca dal medico per una forma influenzale di qualche genere, pochissimi cercano effettivamente il microrganismo responsabile della patologia con una coltura, mentre una gran parte dei professionisti prescrive qualche farmaco soppressivo o consolatorio. Più usati sono gli antibiotici (del tutto inutili in presenza di patologie virali), poi gli antipiretici (che sopprimono la naturale reazione immunitaria) ma anche analgesici in genere, e antivirali, i cui effetti collaterali sono spesso di gran lunga superiori ai presunti benefici: basti pensare al danno epatico provocato dal paracetamolo o agli effetti collaterali indotti dagli antivirali. È per contrastare un abuso e una superficialità diffusi che il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno emanato delle linee guida per gestire le sindromi influenzali nel miglior modo possibile, alla luce delle evidenze scientifiche esistenti. Tali linee guida – volte a prevenire fenomeni di resistenza – sconsigliano l’uso di antibiotici (l’influenza è sempre virale) se non per complicanze specifiche e documentate. Il Ministero sconsiglia anche l’utilizzo continuo di antipiretici, specificando che l’uso si giustifica solo per alleviare i sintomi e mai per sopprimere la febbre in modo continuato. La febbre è una risposta immunitaria di grande efficacia nei confronti dei microrganismi. Quando non la lasciamo sfogare la guarigione viene spesso ritardata. Per i bambini vengono poi fortemente sconsigliati antinfiammatori, come il diclofenac, e l’aspirina, per i loro pesanti effetti collaterali sullo stomaco. I farmaci antivirali (amantadina, rimantadina, oseltamivir e zanamivir) sono da evitare per i pochi effetti sull’esito e sulla durata della malattia. Quando un medico mostrerà, di fronte a una semplice influenza, una premura nel prescriverci analgesici, antipiretici o antibiotici, la nostra domanda dovrà essere: “mi spiega dottore perché sta muovendosi, nel mio caso, in modo opposto rispetto alle linee guida ministeriali?” Avrà sicuramente buoni motivi, ma è un vostro diritto farveli spiegare.

Per una prevenzione

La verità è che un individuo adulto sano non può e non deve avere paura di raffreddore e influenza, che un sistema immune in piena competenza è del tutto in grado di combattere da solo. Occorre concentrare gli sforzi sui fattori di protezione più efficaci e più di lungo termine, che tutti conosciamo e tutti facciamo finta di non conoscere: movimento fisico moderato, alimentazione sana ed equilibrata, equilibrio psicofisico, rispetto delle naturali risposte immunitarie. Molto più complicato è correre ai ripari quando il ponte è ormai crollato. L’alternativa farmacologica non offre, infatti, ad oggi grandi consolazioni, rappresentando il comune raffreddore (ancora non sconfitto né in alcun modo efficacemente contrastato) uno dei più cocenti ridimensionamenti dell’onnipotenza della medicina. Auguriamoci che il raffreddore comune possa non essere più una “sconfitta della medicina”, e aiuti invece sempre di più il terapeuta ad indirizzarsi verso un approccio diverso: centrale, preventivo, non farmacologico.

I cibi giusti e integratori

Ammalarsi non sempre fa male. Il raffreddore a inizio della stagione fredda spesso permette poi di trascorrere l’inverno senza malanni proprio grazie allo stimolo sul sistema immunitario indotto da una banale infezione virale. Ma vediamo come possiamo intervenire per aiutarci a superare in salute la stagione fredda. Tra le piante capaci di rafforzare attivamente le difese dell’organismo, troviamo l’echinacea (Echinacea purpurea ed Echinacea angustifolia), l’astragalo (Astragalus membranaceus), l’uncaria (Uncaria tomentosa) e l’aloe (Aloe barbadensis Miller). Un aiuto in più può venire dal tè verde. Di recente è stata evidenziata la sua forte capacità di contrastare i virus influenzali. In uno studio pubblicato nel 2008 si è dimostrato che sia in vitro che in vivo il tè verde inibisce in modo efficace le replicazione virale. Sul piano dell’integrazione vitaminica è possibile utilizzare la vitamina C, preferibilmente associata ai bioflavonoidi. Utile anche il betacarotene (con cui, rispetto alla vitamina A non si rischiano sovradosaggi), che rinforza le componenti del sistema immunitario che combattono i virus. Anche l’utilizzo dell’olio essenziale di melaleuca può rivelarsi utilissimo grazie alla sua spiccata azione antimicrobica naturale. Dal punto di vista alimentare la dieta ideale per prevenire e accompagnare la guarigione dei sintomi deve seguire alcuni importanti criteri: abbondante assunzione di liquidi; utilizzo limitato di latticini, che in genere favoriscono la produzione catarrale; abitudine all’assunzione regolare di frutta e verdura crude prima di qualunque altro cibo. Ne trarrà beneficio il sistema immunitario, che sarà dolcemente stimolato dai “panallergeni” cioè sostanze potenzialmente in grado di provocare reazioni allergiche presenti nei vegetali. Anche gli oligoelementi sono molto importanti per affrontare un inverno in salute. In particolare non devono mancare: manganese abbondante nei cereali, nella frutta secca, nelle verdure a foglia verde e nel tè, in quantità minori negli ortaggi; rame, si trova nella carne (in particolare nel fegato), nei legumi (soprattutto nella soia), nei cereali integrali, nelle verdure a foglia verde e nella maggior parte dei frutti di mare; zinco, presente nella carne di manzo, maiale e agnello, nei cereali integrali e nel germe di grano, nel lievito di birra, nelle uova, nei semi di zucca e di senape. Non vanno dimenticati come veri e propri “cibi medicina” anche aglio e cipolla, dalla potente azione antinfettiva.

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