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ACQUA: QUALE BERE?

1. Batteri e inquinanti: tutto sotto controllo?

Le emergenze legate alla contaminazione dell’acqua potabile in alcune aree del nostro Paese mettono in luce l’esigenza di riesaminare le strategie volte alla sua salvaguardia.
La valutazione della potabilità da parte delle Asl, infatti, ha un approccio orientato soprattutto alla contaminazione batterica, mentre sono carenti le procedure per esaminarne l’inquinamento da agenti chimici. Un altro problema è rappresentato dall’eventuale presenza di trialometani o altri derivati del cloro, sostanza necessaria per disinfettare l’acqua da eventuali microrganismi patogeni.

La situazione si potrebbe migliorare usando altri sistemi di disinfezione, come l’ozono e i raggi ultravioletti, associati al rinnovamento delle reti idriche.

2. Possiamo verificare la qualità dell’acqua potabile?

Il decreto 195 emesso nel 2005 garantisce la completa accessibilità delle informazioni riguardanti l’ambiente, acqua potabile compresa. Gli enti responsabili dell’approvvigionamento idrico e del controllo della potabilità dovrebbero quindi metterci a disposizione dati completi sulla composizione dell’acqua messa in rete. Tuttavia, la maggior parte dei comuni e delle ASL pubblica prevalentemente i dati relativi alla composizione minerale, al pH e altri valori più scontati, mentre mancano spesso informazioni sugli eventuali inquinanti chimici. Per conoscere i risultati completi è nostro diritto rivolgerci direttamente agli enti erogatori.

3. Quando è meglio preferire la minerale?

In campo ambientalista, si promuove da anni il consumo dell’acqua del rubinetto a sfavore della minerale in bottiglia, con l’intento di risparmiare imballaggi e trasporti. Alla luce degli ultimi eventi che hanno fatto rilevare la presenza di sostanze indesiderabili nell’acqua potabile in alcune regioni – in Abruzzo, per esempio, la discarica abusiva di Bussi, in provincia di Pescara, ha inquinato le falde idriche – è meglio valutare le scelte caso per caso. Ciascuno dovrebbe informarsi attivamente sulla qualità dell’acqua del suo comune, fare valere il diritto alla trasparenza dei dati. Se esistono rischi di contaminazione dell’acqua distribuita, quella minerale in bottiglie (possibilmente di vetro) rappresenta una protezione, soprattutto per i bambini.

4. Cosa dicono le etichette?

Solo la dicitura Acqua minerale naturale assicura acqua imbottigliata direttamente alla sorgente da cui proviene, con le peculiarità previste dal Ministero della Salute che consentono di evidenziare “particolari proprietà salutari”. Le definizioni Acqua di sorgente e Acqua da bere non corrispondono invece a una valutazione sul piano clinico e fisiologico. Per queste categorie di acqua, inoltre, non è richiesta la composizione chimica, che deve essere presente sull’etichetta dell’Acqua minerale naturale insieme al nome della sorgente originaria, alla data e al laboratorio che ha effettuato l’analisi, al numero di identificazione del lotto di imbottigliamento. Va, infine, indicato l’eventuale trattamento con ozono effettuato per eliminare ferro, manganese, zolfo e arsenico, se presenti in quantità eccessive.

5. Quali sono i pregi?

Le virtù diuretiche e depurative decantate dalla pubblicità sono comuni in realtà anche all’acqua dell’acquedotto di buona qualità. Il vero pregio dell’acqua minerale consiste nel fatto che la sua concentrazione di minerali è costante e ben valutabile dall’etichetta. È quindi possibile sceglierla in modo mirato a particolari esigenze. Quando si suda molto per il caldo o in seguito ad attività fisica, per esempio, può giovare un’acqua con residuo fisso superiore ai 500 mg.

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