A scriverlo è il Journal of Experimental Biology, ripreso da molti quotidiani italiani. Come i mammiferi, i crostacei proverebbero dunque dolore. Lo dimostrerebbe la ricverca dei biologi Elwood e Barry Magee, dell’irlandese Queen’s School of Biological Sciences. L’esperimento è stato condotto su decine di granchi comuni che, sottoposti ad una piccola scossa elettrica, hanno cercato di evitare la seconda nascondendosi: per gli autori della ricerca è un comportamento che smentisce decisamente quanto si è creduto finora, ossia che i crostacei non provassero dolore.
I ricercatori non hanno dubbi in proposito: «L’esperimento – spiega Elwood – è stato progettato in modo da poter distinguere chiaramente le reazioni dovute al dolore da quelle generate da un movimento riflesso chiamato nocicezione». Quest’ultima è una reazione generata dalle terminazioni nervose periferiche. Mentre la prima è una reazione consapevole, la seconda è una sorta di automatismo.
I ricercatori pensano che la scoperta avrà effetti su come le aziende alimentari trattano granchi, gamberi e aragoste. Ma anche per chi li cucina, a partire dai cuochi. «Ho sempre saputo che immergendo in acqua bollente dalla testa un’aragosta non sente dolore. Nessuno vuol far male agli animali e io sono sempre stato molto scrupoloso» ha dichiarato lo chef Heinz Beck a “Il Messaggero”. «Se non va bene quanto da sempre insegnato nelle scuole di cucina – aggiunge – aspettiamo ora dai ricercatori indicazioni su metodi indolori di soppressione dei crostacei».
Beck afferma di avere «sempre rifiutato metodi “atroci” che uccidono gli esemplari vivi tagliandoli a metà con un colpo di coltello. È atroce, e io non l’ho mai fatto. Ma se non va bene la tradizionale cottura in acqua bollente, ci diano indicazioni per una dolce morte perché la clientela continua a chiedere, anche in tempi di crisi, i crostacei». Nel frattempo, conclude, «rimango scrupoloso, ma continuerò a portali a tavola». E intanto è il caso di pensare a nuove ricette…