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CONTINUA IL NOSTRO VIAGGIO…

La maggior parte degli scritti orientali sulle cause delle malattie pone l’accento sulla relazione esistente tra lo stato di salute di un individuo e altri fattori come la dieta, il tipo di attività, l’atteggiamento spirituale e l’ambiente. Nessuno dei singoli aspetti della vita dell’uomo è considerato come avulso dagli altri; quelli biologici, psicologici e spirituali sono visti come aspetti connessi di un’unica totalità.Al giorno d’oggi, l’uomo si trova al centro di un rapido deterioramento della qualità biologica e psicologica, che riduce la qualità della vita e crea tensioni anche a livello sociale.L’unico modo per invertire questa tendenza è avere una maggiore conoscenza della propria persona e del comportamento che ognuno di noi dovrebbe avere rispetto all’alimentazione e all’ambiente.

Il nostro approccio alle malattie deve fondarsi su una visione globale; non è possibile comprendere un fenomeno, fare una diagnosi né tanto meno curare (ricordiamoci che stiamo curando delle persone e non la malattia) se l’esame dei vari sintomi non è abbinato alla comprensione delle condizioni generali dell’organismo, di quelle mentali e spirituali dell’individuo.

La mente, il corpo, le funzioni organiche e quelle psicologiche sono un tutt’uno.

Il funzionamento del corpo non è semplicemente basato su reazioni biochimiche, ma bisogna ricordare che molti meccanismi, come la digestione, il battito cardiaco ecc. sono condizionati dallo stato mentale e psicologico e in questo entra in “gioco” la psicosomatica.

Sin dall’antichità gli orientali hanno riconosciuto che il nostro corpo è una mera parte della natura e che l’uomo vive costantemente sotto l’influsso di essa.

In natura c’è un ordine, un principio di flusso costante, in accordo con il principio fondamentale che il mondo è in perenne mutamento. Chi ha avuto la possibilità di fare un’osservazione al microscopio, sa che in una gocciolina d’acqua stagnante tutto è movimento e vita di un insieme di esseri microscopici la cui regola è la diversità.

La medicina orientale ha sempre insegnato che la medicina migliore è il cibo. Non dobbiamo pensare che la malattia sia dovuta ad un nemico esterno, ma siamo noi stessi i responsabili delle nostre malattie perché esse derivano, nella maggior parte dei casi, da errori fatti nella scelta del cibo. È giusto però fare una precisazione per capire a quale tipo di malattia ci riferiamo quando asseriamo che una corretta e mirata alimentazione può contribuire a ristabilire la salute dell’individuo.

Innanzitutto facciamo una distinzione tra le malattie degenerative e le malattie d’aggiustamento.

Le malattie degenerative, in genere, derivano dalla costituzione e sono ereditarie. La qualità della costituzione di base di una persona è determinata in massima parte dalla costituzione materna e dal cibo che ella ha ingerito durante la gravidanza. Le malattie d’aggiustamento, invece, fanno parte della condizione dell’organismo. Le condizioni generali di una persona sono determinate in massima parte dal tipo di alimentazione e da fattori psicologici. In effetti possiamo dire, senza ombra di dubbio, che la costituzione è molto difficile da modificare, mentre la condizione è abbastanza facile da modificare sia col cibo – scegliendo gli alimenti giusti che riportino l’organismo in una condizione d’equilibrio – sia tenendo presente l’aspetto psicologico.

Non esiste un cibo unico per tutte le razze umane. Per varietà di cibo, l’uomo divenne complesso nella sua natura, nella personalità, nell’impressione del pensiero e nell’attività.

Differenti culture, razze e costumi si svilupparono da differenti abitudini nutritive, in differenti regioni climatiche. È impossibile, per fare un esempio, che un esquimese si possa alimentare con cibi provenienti da zone tropicali e questo dimostra che l’alimentazione in bene o in male regola la nostra vita.

I vegetali sono veri accumulatori di energia solare; sono l’espressione materiale e terrena dell’infinito e solo l’elettromagnetismo vegetale vivifica le nostre cellule; quello emesso dagli animali o dai sottoprodotti di loro derivazione, non produce lo stesso effetto vibratorio sulla cellula umana.

Per fare un esempio, di come avviene questa trasmutazione, ci piace fare riferimento ad un alimento a cui siamo particolarmente affezionati: il miele.

Il miele ci dà l’opportunità di capire, nel modo più semplice, quel processo di trasformazione che inizia dall’infinito attraverso l’energia solare non condensabile fino all’energia condensata.

I catalizzatori di questo processo di trasformazione sono le api che, attraverso una lunga elaborazione, trasformano in miele il nettare dei fiori.

Attraverso il microcosmo metabolico, l’uomo – nutrendosi di miele – passa al setaccio (se cosi si può dire) le sostanze di quel processo di trasformazione iniziato nell’infinito e sintetizzato sulla terra dalle api. Questo ci fa capire la relazione tra l’uomo e l’ambiente esterno, un rapporto complementare che dura da milioni di anni, che ha determinato quell’equilibrio indispensabile per la sopravvivenza umana.

Con la rivoluzione industriale che portò l’unificazione dei mercati, lo sviluppo dei mezzi di trasporto e di nuove vie di comunicazione, aumentò in maniera esponenziale il commercio su larga scala e questo grande stravolgimento toccò soprattutto il campo alimentare.

Da allora, la gente ha cominciato a dipendere sempre di più dal cibo industriale, che è prodotto principalmente per guadagno finanziario che non ha nessuna consideraazione per la salute dell’uomo. In questo modo si è sconvolto il processo biologico tra uomo e natura.

Con questo vogliamo dire che l’uomo dovrebbe avere un maggiore rapporto e conoscenza dei vegetali necessari all’organizzazione del nostro organismo, per servirsene nell’alimentazione giornaliera.

Uno dei principi fondamentali dell’alimentazione è nutrirsi con cibi della propria terra rispettando quando più è possibile il ciclo biologico.

L’uomo, per sua natura, è diventato ciò che è grazie agli alimenti che la natura gli metteva a disposizione nei vari periodi dell’anno. Concludendo, possiamo dire che l’alimentazione e l’ambiente determinano la cultura dei popoli.

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