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Cavolfiore: il fiore commestibile e salutare

Il cavolfiore è il fiore commestibile della pianta erbacea Brassica oleracea L. che appartiene alla famiglia delle Crucifere. Il nome deriva dal latino “caulis” (fusto, cavolo) e “floris” (fiore). In Italia si coltivano diverse varietà di questo ortaggio che viene utilizzato in molte ricette della nostra gastronomia.

I cavolfiori contengono una buona quantità di vitamina C, di vitamina B9, di carotenoidi e di antiossidanti. Sono inoltre poveri di calorie ma ricchi di sali minerali, soprattutto il potassio, acido folico, calcio, ferro, fosforo e fibre.

Il cavolfiore è considerato un vero toccasana per la salute, grazie infatti al perfetto equilibrio dei suoi componenti ha un effetto benefico su tutto l’organismo. Innanzitutto è un alimento dietetico, contiene poche proteine, pochi grassi e pochi carboidrati, è saziante e ricco di nutrienti, quindi perfetto per le diete ipocaloriche.

La vitamina C aiuta l’assorbimento del ferro e fa sì che l’ortaggio sia utile in caso di anemia, mentre gli antiossidanti lo rendono un alimento dalle caratteristiche anti-aging e anti-tumorali. Da sempre il cavolfiore viene utilizzato per combattere diverse malattie grazie alla sua funzione antibatterica, antiinfiammatoria e anti scorbuto, è depurativo e remineralizzante e favorisce la rigenerazione dei tessuti.

La fibra alimentare fa bene all’intestino e regola la glicemia, mentre sempre l’alto contenuto di vitamina C lo rende uno degli ortaggi migliori per combattere le malattie dell’apparato respiratorio come bronchiti, sinusiti e influenza. Il cavolfiore è molto utile anche in caso di coliti, gastriti, dolori muscolari, congiuntiviti, reumatismi e diabete.

Inoltre se cotto e frullato, il cavolfiore aiuta la purificazione intestinale ed epatica dopo un periodo di cattiva alimentazione. È poi indicato per chi soffre di celiachia e per l’alimentazione dei diabetici.

Spesso i cavolfiori, così come i broccoli, vengono esclusi dalle diete preventive di gotta ed iperuricemia a causa del contenuto in purine relativamente considerevole. In effetti però l’assorbimento intestinale delle purine è limitato dall’elevata fibrosità dell’ortaggio, che pertanto può essere consumato.

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