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La frutta d’inverno che attiva il cervello

Frutta e inverno: un rapporto non proprio idilliaco. Un po’ perché le varietà di frutti diminuiscono e chi non ama agrumi o mele ha poca scelta. Un po’ perché a causa delle basse temperature i cibi freschi, crudi e in più poco calorici – oltre alla frutta è il caso anche alle insalate – risultano poco attraenti.  Insomma, tutto esattamente al contrario di quanto accade in estate, quando i cibi caldi e sostanziosi vengono tenuti a distanza mentre si ricercano alimenti idratanti e freddi.

Peccato però che il nostro organismo abbia bisogno delle sostanze nutritive della frutta fresca e dei vegetali crudi tutto l’anno. E non è solo una questione di difese immunitarie o azioni antiossidanti: secondo una ricerca da poco pubblicata sulla rivista Neuroimagemangiare abitualmente frutta e crudità fa bene al cervello, addirittura ne influenza la struttura. Come hanno fatto a scoprirlo i ricercatori della svedese Università di Uppsala? Ma guardando direttamente i cervelli dei soggetti testati o, per dirla meglio, le loro risonanze magnetiche.

Lo studio in breve

Giacché i benefici apportati da frutta e verdura sono ampiamente accettati, e in passato svariati studi hanno suggerito un ruolo protettivo di frutta e verdura nei confronti di malattie come demenza e depressione, a oggi i meccanismi e gli effetti biologici rimangono ancora poco chiari. Per cercare di colmare questa lacuna gli autori dello studio hanno deciso di valutare l’effetto sulla fisiologia del cervello a seguito del consumo di frutta e verdura (in particolare sui volumi della materia grigia e della sostanza bianca ma non solo).

Il materiale è stato fornito dalla UK Biobank, una banca dati britannica attiva dal 2006; i pazienti che alla fine sono rientrati nello studio (ad esempio sono state scartate le persone sotto o sovrappeso o con altre condizioni che avrebbero potuto falsare i risultati) sono circa 10mila adulti. E se i volumi del cervello sono stati valutati grazie alle risonanze magnetiche, le altre informazioni raccolte hanno riguardato i dati clinici, l’assunzione di frutta e di verdura, le abitudini alimentari e di vita.

I risultati principali

Partiamo dall’ippocampo, un’area cerebrale fortemente coinvolta nella fisiopatologia della demenza e della depressione: ebbene, i ricercatori hanno riscontrato un maggior volume della parte sinistra dell’ippocampo, fondamentale sia per la memoria ma associata anche alla regolazione dell’umore e alla depressione. Tra l’altro è noto che la perdita delle memoria tipica delle demenze sia collegata anche a una riduzione delle dimensioni di questa parte del cervello. Inoltre, il consumo di frutta è stato collegato anche alla crescita di altre zone della corteccia legate alla memoria a lungo termine cosiddetta semantica che, oltre a immagazzinare le nostre conoscenze ed esperienze, ci aiuta a riconoscere i visi delle persone.

Passando dalla frutta al consumo dei vegetali crudi, si è vista una relazione tra questi e l’aumento di volume della materia bianca, ossia la parte del cervello formata dalle fibre nervose. Indicando perciò un effetto protettivo di ortaggi & Co. Ecco riassunte le conclusioni degli autori: “Il consumo di frutta e verdura sembra modulare in modo specifico i volumi del cervello. In particolare, l’assunzione di frutta fresca può avere un ruolo protettivo in specifiche aree corticali come l’ippocampo, aree fortemente coinvolte nella fisiopatologia della demenza e della depressione.”

Insomma, sembra proprio che convenga continuare a mangiare frutta e insalate anche quando fa freddo…

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